L'AUTORE
Arkadi e Boris, due fratelli che più dissimili non potrebbero essere. L’uno si occupa di traduzioni tecniche dall’inglese e dal giapponese, l’altro è un programmatore di computer presso l’osservatorio astronomico di Pulkovo.
Entrambi sono nati a Leningrado, il primo nel 1925, il secondo nel 1931 (o 1933, secondo Darko Suvin). Sono sulla scena della fantascienza dal 1959, e in breve si sono conquistati una vasta quanto solida fama. Con oltre venti romanzi al loro attivo e numerosi racconti riuniti in almeno quattro antologie, sono considerati i senatori della sf sovietica. Tradotti in tutti i paesi in cui si legge fantascienza, hanno avuto vita difficile e un poco travagliata qui da noi, ma da poco – possiamo dire anche grazie a URANIA? – stanno conoscendo una nuova primavera.
Ma vediamo quali sono le tematiche affrontate nelle loro storie, gli orientamenti della loro produzione.
Innanzi tutto, hanno una visione inguaribilmente ottimistica del futuro, il che non è cosa da poco dopo anni di abbuffate catastrofiche che si concludono con la scomparsa, o quasi, del genere
umano. Piuttosto è il loro presente a intrigarli molto, e accenni all’oscurantismo politico e allo strapotere della burocrazia in Unione Sovietica si possono rinvehire a ogni piè sospinto. Anche senza guidare apertamente la fronda al regime i due, che peraltro appaiono essere perfettamente integrati nella loro società, non lesinano strali contro tutto quanto impastoia idee e nuovi concetti di vita. Al di là del filtro delle ideologie, l’Unione Sovietica è un grande – geograficamente, anzi, è enorme – paese che ha a che fare con problemi immensi, quali l’integrazione di popoli e culture molto diversi fra loro sotto la guida di un unico governo, ma che è anche prepotentemente proiettato verso il futuro.
Gli Strugatski affrontarono abbastanza presto il tema dello stalinismo con
il romanzo Trudno byt’bogom del 1964, tradotto negli Stati
Uniti da Forrest J. Ackerman col titolo Hard to Be a God (è il
romanzo che avete ora in mano). Come si sarà notato, è un
romanzo storico in cui si parla del regresso dell’umanità a un
oscurantismo politico che fonde in sé fascismo e stalinismo: la
visione dell’utopia che gli Strugatski riescono a mettere in scena
è affascinante. Il romanzo ha ancora oggi una sua lucida
attualità, tanto che il regista Peter Fleischman ha deciso di
portarlo sullo schermo conservandone il titolo omonimo.
L’eroe del romanzo è un emissario proveniente da una Terra declassata nel consesso galattico a pianeta feudale, ed è addestrato a osservare senza poter intervenire. Le proiezioni fatte dagli storici terrestri risultano essere terribilmente sbagliate: la rivolta serpeggia, ma è intimamente debole. Le interferenze esterne ne approfitteranno per instaurare una benevola dittatura. Non tutto però è finito: il processo di rigenerazione è solo agli inizi.
Il lavoro degli Strugatski viene solitamente diviso in fasi: una prima fase accoglie tutti i loro lavori fino al 1962. Qui si dibattono i temi dell’innocenza contrapposta all’esperienza, dove la dialettica è tra etica utopica e distruttività storica.
La seconda fase comprende il periodo 1962-’65, in cui appaiono i
primi capolavori dei due (il presente Trudno byt’ bogom e Dalakaia
Raduga, 1963), in cui protagonista è l’Onda Nera. Qui tutti gli
eroi apparsi in precedenza trovano la morte: rimangono solo i bambini,
simbolo trasparente, e il robot Kamill.
La terza fase va dal 1965 al 1968: qui gli Strugatski optano per il
racconto sotto forma di parabola, accentuando i toni satirici fino ad
allora tenuti sullo sfondo. Con La seconda invasione dei marziani (Vtroe
nashestvie Marsian, 1968) scrivono un romanzo swiftiano: vi campeggiano i
grandi mali dell’umanità, disinformazione, corruzione
economica, tradimenti. Il protagonista vive felice nella sua ignoranza. I
marziani ormai non hanno più bisogno delle superarmi usate nel
romanzo di Wells, di cui gli Strugatski qui riprendono l’idea
aggiornandola, perché utilizzano per i loro scopi quelle ben più
potenti della corruzione e del collaborazionismo terrestre.
Ulikta na sklone (The Snail on thè Slope nella versione americana) comprende due storie strettamente connesse fra loro, in cui i due protagonisti affrontano il problema del rifiuto di fronte alle richieste del potere. Viste come giustapposizione dall’interno e dall’esterno della vicenda, raccontano una storia da incubo di una lotta che ha a che vedere con il più vasto tema dell’atteggiamento dell’intellettuale nei confronti del potere. Accettazione o rifiuto? Collaborazione o lotta?
Tutti i romanzi successivi al 1968 rientrano, un po’ alla rinfusa, nella cosiddetta quarta fase, probabilmente l’ultima della loro già lunga carriera. Il tono ora si fa, complice il passare degli anni, più irregolare e leggermente più malinconico, più russo verrebbe da dire secondo un certo metro di misurazione. I loro eroi toccano ora anche le corde dell’alienazione, della disperazione, della fatica di vivere.
Obitaemyi ostrov, 1971, è un’avventura in cui il protagonista, che vive in una società utopica, combatte contro una dittatura militare e contro la tecnologia di persuasione di massa che questa usa indiscriminatamente. Un romanzo con lieto fine che però la dice lunga sul conflitto politico in atto in quegli anni in Unione Sovietica.
Stalker (Picnik na obochine), da cui il film di Tarkovskij, è una ricerca dell’utopia scritta con le cadenze del romanzo folcloristico: i lettori di URANIA già lo conoscono e quindi troviamo inutile, a così breve distanza, tornarci sopra.
Za milliard let do konsta sveta (1976-1977, Definitely Maybe nell’edizione in lingua inglese) continua, come altri romanzi degli stessi anni, nella ricerca di una possibile utopia per sfuggire ai disordini mentali e di struttura della vecchia società.
Il loro lavoro viene da più parti considerato come l’ideale continuazione di quello di autori celebrati come Gogol, Ilf e Petrov, Olesha e dell’ultimo Majakovskij, di cui vengono considerati i più diretti epigoni.
J.K.
Bibliografia italiana
Fuga nel futuro – 1963 (F.S. Sovietica n. 1); Catastrofe
planetaria – 1965 (F.S. Sovietica n. 6); La seconda invasione
dei marziani – 1968 (Andromeda, n. 14, Dall’Oglio);
Stalker – 1972 (Urania n. 1066); Lo scarabeo nel
formicaio – 1980 (Editori Riuniti. Nello stesso volume è
compreso Tentativo di fuga, 1962); Passi nei tempo – 1986
(Urania n. 1082); È difficile essere un dio –1964 (Urania
n. 1109).
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Strugatski A. e B. È difficile essere un dio. – Milano:
Arnoldo Mondadori Editore, 1989. – P. 154-155.
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